L’adolescenza è un periodo della vita caratterizzato da profonda complessità e da grande bellezza. E’ una fase di transizione e trasformazione in cui il bambino, divenuto ragazzo, s’incammina sul sentiero che lo porta all’età adulta. Il percorso è tortuoso, in salita, ricco di insidie e pericoli ma spesso capace di mostrare scorci e panorami di infinito splendore.
L’adolescente vive grandi cambiamentisul fronte fisico, emotivo, sociale, cognitivo. E’ un’epoca di sfide, di conoscenza, di scoperta e di repentina crescita, durante la quale si va incontro inevitabilmente a piccole e grandi crisi, per lo più fisiologiche e necessarie alla costruzione del proprio essere nel mondo.
Durante questa fase particolarmente delicata si esplorano nuove relazioni e nuove esperienze, si sperimenta il primo approccio alla dimensione sentimentale e sessuale, a livello di fantasie oppure anche di comportamento effettivo. Si ricerca una maggior autonomia ed emancipazione dalla propria famiglia di origine e si vive con grande coinvolgimento il senso di appartenenza al gruppo dei pari.
I cambiamenti che gli adolescenti si trovano a vivere, li portano inevitabilmente a confrontarsi con il tema della perdita e con tutte le conseguenze interiori che questo comporta. In particolare:
Inoltre i cambiamenti ormonali e neurofisiologici portano ad una continua instabilità: le emozioni possono esplodere all’improvviso e il cervello, ancora in fase di sviluppo, può non essere in grado di regolarle in modo efficiente. Per questa ragione, alcuni adolescenti sembrano essere guidati più da emozioni ed impulsività che dalla riflessione.
Come ci ricorda lo psichiatra Daniel J. Siegel (2014), i cambiamenti nel cervello e nei pensieri del giovane, in parallelo ad una trasformazione fisica molto rapida, possono essere paragonati come velocità di metamorfosi e come impatto sulla vita dell’individuo, alle trasformazioni che avvengono nei primi anni di vita di un neonato. Questo ci fa comprendere la grandezza di ciò che l’adolescente deve affrontare.
Il cervello dell’adolescente è in continuo mutamento e in questa fase si intensifica l’attività dei circuiti cerebrali che utilizzano la dopamina: un neurotrasmettitore che ha un ruolo fondamentale nel creare la spinta a cercare gratificazioni. La dopamina ci spinge a realizzare obiettivi, bisogni e desideri e ci fa provare piacere quando raggiungiamo i risultati sperati: la trasmissione dopaminergica è quindi fondamentale nel creare uno stato di motivazione e gratificazione.
La ricerca scientifica ha messo in evidenza che durante l’adolescenza il livello di dopamina è inferiore rispetto ad altre fasi della vita, mentre il suo rilascio (successivamente a situazioni piacevoli e obiettivi raggiunti) è molto maggiore. Questo può spiegare, da un punto di vista neurofisiologico, perché gli adolescenti possono sentirsi spesso annoiati e svogliati ed avere al contempo sensazioni di intenso piacere in situazioni per loro positive.
In questa fase della crescita si osserva quindi un aumento dell’impulsività. Sono frequenti sbalzi d’umore e scoppi di rabbia: essi possono rappresentare una forma di comunicazione del proprio disagio, sia come ribellione verso i genitori dai quali cerca in tutti i modi di separarsi e differenziarsi.
Sono comuni i comportamenti a rischio. Per quanto possano apparire agiti tragressivi frutto di incoscienza ed ignoranza del pericolo, essi hanno in realtà una funzione fondamentale: consentono al ragazzo di mettere alla prova i propri limiti personali, di sperimentare autonomia e indipendenza, di ottenere riconoscimento, di misurarsi con i propri coetanei ed emularli per affermare sè stessi.
Altre volte, invece, sembra che a prevalere siano stati d’animo come la noia, la svogliatezza, la tristezza e l’apatia. Abbiamo già conosciuto il punto di vista delle Neuroscienze in merito, ma la spiegazione non risiede soltanto nei bassi livelli di dopamina. Gli adolescenti vivono turbamenti interiori profondi e destabilizzanti, le emozioni che spesso provano sono intense, in certi casi violente e fonte di grande sofferenza per loro: la noia può essere anche un modo per difendersi, per non farsi travolgere da loro vissuti intensi e talvolta davvero difficili da reggere e decifrare.
Tuttavia, anche se i comportamenti descritti sono normali e vanno compresi e contestualizzati, occorre mantenere alta soglia di attenzione: l’adolescenza è una fase di cambiamenti e fragilità e non sono rari i momenti di vulnerabilità, di grande sofferenza che, in alcuni casi, lasciano un’impronta duratura sulla vita adulta.
Se invece l’adolescente non si ribella? Se apparre obbediente, responsabile, sempre molto concentrato sui suoi obiettivi senza dare segnale di malessere?
Magari il ragazzo o la ragazza stanno bene e stanno affrontando questa fase della crescita con serenità. Tuttavia, come già detto, andare in crisi in questo momento della vita è normale e assolutamente sano. Di certo l’intento non è quello di cercare problemi dappertutto ma quello di stimolare ad una riflessione che magari può essere di aiuto per i i ragazzi e la propria famiglia.
Non dare segnale di malessere non significa necessariamente assenza di malessere. A volte (e questo può capitare sia ai piccoli che ai grandi), non esprimere la propria sofferenza può avere a che fare con l’idea di non potersi mostrare fragile e di non poter sbagliare.
Abituati a dare buoni risultati a scuola, ad essere performanti nello sport, a rispettare le regole e ricevere spesso complimenti e apprezzamenti per il proprio comportamento responsabile e maturo, le ragazze e i ragazzi percepiscono le loro difficoltà come un fallimento, come una condizione da nascondere ed evitare perchè possibile fonte di giudizio e disapprovazione.
Temendo di deludere le elevate aspettative che le figure di riferimento nutrono nei loro confronti, finiscono per aderire alle loro richieste, sviluppando una sorta di falso sé, cioè come una personalità che si sono appiccicati addosso, a cui credono con tutte le loro forze, che però non corrisponde al vero sé autentico e spontaneo.
Aderendo a qualcosa che non è la vera natura, si deve rinunciare ad una fetta importante e fondamentale della propria vita: compiacendo gli altri, i ragazzi si dimenticano di loro stessi.
Alla luce di quanto scritto finora, risulta quindi importante prestare attenzione ai segnali, sia quelli evidenti ed espliciti che quelli più nascosti, che possono quindi celarsi dietro la maschera di un falso benessere.
Di seguito alcuni campanelli d’allarme che possono nascondere un malessere più profondo:
Agli occhi di noi adulti, la fase dell’adolescenza può sembrare spensierata e priva di obblighi, tuttavia come genitori è importante avere chiaro che anche i nostri figli combattono le proprie battaglie: anche se a noi possono sembrare poco importanti in realtà non è così. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un giovane su sette (di età compresa tra i 10 e i 19 anni) soffre di un disturbo mentale.
Se sono presenti i segnali di un disagio emotivo, è bene non rimandare e rivolgersi ad uno specialista per evitare che la situazione si cronicizzi e si trasformi in un vero e proprio disturbo. Intervenendo in modo tempestivo, è possibile arginare il problema e trovare delle strategie (anche in collaborazione con la famiglia) per migliorare la situazione e, se possibile, risolvere le problematiche.
Le conseguenze di non rivolgersi ad uno psicologo (quando è necessario), potrebbero estendersi all’età adulta, compromettendo la qualità della vita del singolo e della famiglia.
Fuligni C., Romiti P., Il Counselling per adolescenti. Prevenzione, intervento e valutazione,McGraw-Hill, Milano, 2002.
Siegel D., La mente adolescente, Raffaello Cortina Editore, 2014
Dott.ssa Valentina Capuano
Psicologa Psicoterapeuta - Pavia (PV)
Dott.ssa Valentina Capuano Psicologa Psicoterapeuta
Pavia (PV)
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Laurea in Psicologia Clinica Università degli Studi di Pavia
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